Uno dei primi argomenti che mi hanno occupato in ambito astrologico è stato quello dello zodiaco, o meglio degli zodiaci, perché il caso ha voluto che mi imbattessi fin da subito nella discrepanza tra lo zodiaco tropico, lo zodiaco siderale e quello delle costellazioni.
L’argomento in genere è noto e vi ho già dedicato un articolo (https://www.iraccontidelcielo.com/2024/02/12/lo-zodiaco-parte-2/), perciò qui non mi dilungherò su questo, limitandomi invece a ricordare la differenza tra lo zodiaco siderale e quello delle costellazioni, su cui mi pare di notare che non di rado ancora una certa confusione.
Segni e costellazioni
Lo zodiaco siderale, adoperato in forma quasi identica nell’astrologia vedica-indiana ed anche da alcuni sideralisti nostrani, è di natura matematica e convenzionale tanto quanto quello tropico in uso oggi in Occidente, in quanto è una suddivisione geometrica in 12 parti uguali del percorso solare apparente. La differenza è solo nel punto di riferimento a partire dal quale la divisione è compiuta, che nel caso dello zodiaco siderale è di natura stellare: solo a questo, a quanto ne sappia, allude l’appellativo di “siderale”.
Le costellazioni invece sono le immagini luminose che vediamo tutti nel cielo notturno, che ogni popolo ha collegato ai propri racconti di dei ed eroi – e queste figure in realtà non hanno alcun confine preciso che le separi e le regoli, salvo quello che è stato inventato circa un secolo fa dall’Unione Astronomica Internazionale.
Tra queste due cose, zodiaco siderale e costellazioni zodiacali, non vi è corrispondenza effettiva ed infatti capita spesso che un certo segno siderale ospiti nel suo spazio stelle appartenenti ad un’altra costellazione.

Qualche esempio: come si intuisce anche dall’immagine qui sopra, nei primi gradi del segno siderale dell’Ariete troviamo praticamente tutte le stelle del pesce più settentrionale della costellazione dei Pesci; diverse stelle poi della testa dell’immagine celeste del Leone stanno nel segno siderale del Cancro; così come tutta la parte della costellazione della Vergine dopo la stella Spica si trova nello spazio della Bilancia siderale; nel Capricorno poi troviamo sia la parte posteriore della costellazione del Sagittario che le prime stelle dell’Acquario, et cetera.
Quindi nemmeno usare lo zodiaco siderale significa “utilizzare le posizioni astronomiche reali dei pianeti” come continuano a sostenere alcuni astrologi sideralisti – ma so che queste rimarranno parole al vento.
Anno Domini 220
Ciò di cui però volevo parlare in questo breve articolo è l’anno 220 d.C. Perché proprio quest’anno?
A questo punto forse alcuni di voi l’avranno intuito. In questo momento della storia è avvenuto un fenomeno molto significativo per chi si interessi di astrologia, evento che si verifica all’incirca ogni 26.000 anni. Uno dei cicli astronomici maggiori che ha in qualche modo anche una rilevanza astrologica è quello precessionale: la posizione occupata dal Sole all’equinozio di primavera, detta punto Vernale o punto Gamma (che corrisponde allo 0°Ariete tropicale), ha un lento moto retrogrado rispetto allo sfondo del cielo stellato, ma se preferite possiamo dire che sono le costellazioni ad avanzare pian piano lungo l’eclittica. Lo spostamento è pari a 1° ogni 72 anni circa (72 anni x 360° = 25.920 anni), e nell’Anno del Signore 220 il punto Vernale raggiunse gli 0°00’ dell’Ariete siderale: in quel momento zodiaco tropicale e zodiaco siderale erano indistinguibili, erano un’unica cosa.
Si tratta i una data simbolica naturalmente, e qui sotto potete vedere il grafico astrologico di quel momento, che secondo il software astrologico (ho utilizzato Placidus 7.00) sarebbe avvenuto precisamente il 21 maggio 220 alle ore 22:45. Il tema è domificato, di nuovo simbolicamente, per Roma col metodo delle case a segno intero. Dal minuto successivo, all’era astrologica dell’Ariete è subentrata quella dei Pesci.

Cosa è avvenuto in quel momento sul nostro pianeta probabilmente nessuno lo saprà mai, però mi è sorta la curiosità di andare a vedere perlomeno cosa stesse succedendo nel mondo in quel periodo. Ho pensato di prendere in considerazione i 150 anni circa durante i quali il punto dell’equinozio di primavera percorreva i due gradi zodiacali tra i quali si trova stretto il punto 0°00’ dell’Ariete siderale, ossia il grado 1 (0°59’-0°00’ Ariete) e il 360 (29°59’-29°00’ Pesci).
In questo lasso di tempo abbiamo avuto il regno di Marco Aurelio, l’imperatore filosofo, la dinastia dei Severi e l’ascesa di Diocleziano; accanto a Marco Aurelio operò il grande medico greco Galeno, che descrisse la “peste antoniniana” diffusasi probabilmente in seguito alle campagne militari contro i Parti.
Per i Cristiani erano ancora tempi difficili e vi furono le prime persecuzioni all’interno dell’Impero romano, ad opera di Decio e Valeriano, e nacquero anche le prime eresie, quelle dei montanisti e saturnini.
In questi stessi anni abbiamo poi (lupus in fabula) Tolomeo, l’astronomo, erudito ed astrologo alessandrino a cui dobbiamo il successo che nei secoli successivi avrebbe avuto lo zodiaco tropico/stagionale: non poteva che dare alla luce le sue opere in questi anni; ma ci furono anche il grande filosofo neoplatonico Plotino e il suo allievo Porfirio, che scriverà il primo importantissimo commento all’opera astrologica di Tolomeo.
È anche il periodo in cui visse Mani, il profeta nato sulle rive del Tigri, vicino a Seleucia, che predicò forse la prima religione di tipo sincretico in cui confluivano elementi del Cristianesimo, del Mazdeismo e del Buddhismo.
Una vicenda simbolica
Infine voglio ricordare il culto del Sol Invictus, che ebbe il suo momento di gloria a Roma proprio nell’anno 220 e che poi rimase diffuso in tutto l’Impero per lungo tempo. La vicenda del bizzarro sovrano che introdusse il nuovo culto – al secolo Sesto Vario Avito Bassiano, imperatore col nome di Marco Aurelio Antonino Augusto, e noto ai posteri semplicemente come Eliogabalo – ha qualcosa di speciale in relazione all’argomento di questo articolo poiché, come vedremo, il suo brevissimo regno cadde esattamente a cavallo del fatidico anno del Signore 220.
Apparteneva alla stirpe dei Severi ed era originario di Emesa, una antica città siriana. Nacque nel 203 a Roma in realtà, ma per discendenza era destinato ad essere, giovanissimo, gran sacerdote del dio Sole (El-Gabal) che si venerava nella città dei suoi avi.

Eliogabalo fu proclamato imperatore nel 218, e morì nel 222. L’anno centrale che lo vide alla guida dell’Impero romano, il 220 appunto, fu quello in cui impose a capo del pantheon romano il Deus Sol Invictus, al quale fece costruire un tempio sul colle Palatino e che in sostanza era il dio di cui era sacerdote.
Per quanto ne sappiamo fu un personaggio assai eccentrico e poco cauto – si disse poi di lui che fu scandaloso e che tenesse come amanti donne e uomini. Certo è che prese in sposa una vergine vestale, gesto forse di alto valore simbolico nelle sue intenzioni, ma che fu interpretato come un oltraggio alla morale e alla tradizione romana. In definitiva le sue stravaganze e la sua ostinazione nel voler imporre il nuovo culto solare a Roma gli valsero la morte, poiché la guardia pretoriana lo uccise, acclamando invece imperatore il suo più assennato cugino Alessandro Severo.
Al Centro
Il glifo astrologico del Sole è un cerchio con al centro un punto: il Sole è il centro per eccellenza, anche prima delle tesi di Niccolò Copernico: centro come cuore, origine, fonte di vita, luce e calore. Nel momento del ritorno del punto Vernale all’origine, e perciò nel momento della coincidenza tra zodiaco siderale e zodiaco tropicale – punto della massima congruenza raggiungibile tra immagini celesti e ciclo solare – il Sole è stato posto, anche se simbolicamente e soltanto per un attimo, al centro dell’Impero, ovvero al centro dell’ordine terrestre.
La parabola dell’imperatore Eliogabalo potrebbe certo rimanere una delle tante assurde, drammatiche e talvolta anche buffe storie di imperatori, senatori, profeti (poi arriveranno anche i Papi) in lotta per il potere. E tuttavia il perfetto tempismo di questa vicenda e la divinità solare che vi è chiamata in causa fanno del giovane Eliogabalo a mio avviso quasi un segno o simbolo celeste vivente – il cui significato però rimane ancora in gran parte da decifrare.
