Il luogo di esaltazione dei diversi pianeti è stato sempre oggetto di discussione da quando l’astrologia è ritornata sulla scena culturale, sul finire del XIX secolo. Il periodo più buio per la scienza degli astri, che va dalla Rivoluzione scientifica all’Illuminismo e al Positivismo, ha costituito una cesura molto importante, e l’astrologia che si studia e pratica oggi è una disciplina sotto certi aspetti piuttosto differente da quella dei nostri predecessori, spesso molto sfrondata e semplificata dal punto di vista tecnico, e contemporaneamente arricchita da speculazioni simboliche provenienti dalla psicanalisi.
Uno dei capitoli che ha subito una notevole decurtazione è senz’altro quello delle “dignità essenziali” dei pianeti, ovvero l’attribuzione di un legame particolare dei vari astri con alcune specifiche porzioni di eclittica. La parte che ha retto è soprattutto quella che riguarda i domicili, i segni zodiacali cioè più affini ai pianeti: l’Ariete è il domicilio di Marte, il Toro quello di Venere, i Gemelli quello di Mercurio etc. Qui ci si è limitati ad integrarvi i pianeti di più recente scoperta, assegnando in maniera quasi unanime Urano all’Acquario, Nettuno ai Pesci e Plutone allo Scorpione.
La maggior parte delle altre dignità essenziali minori, come i Decani, i Confini, ma anche le Triplicità sono cadute pressoché in disuso, mentre un discorso diverso bisogna fare per le Esaltazioni. In questo caso diversi autori hanno cercato di modificare questa dottrina non riconoscendogli una logica per così come era stata tramandata tradizionalmente. Così ad esempio Lisa Morpurgo in Italia ha mantenuto soltanto per Sole, Marte e Saturno i consueti luoghi di esaltazione, e cioè rispettivamente l’Ariete, il Capricorno e la Bilancia, mentre per gli altri pianeti ha apportato le sue modifiche in base a rigorosi criteri geometrici.

In questo breve articolo ci occupiamo proprio di tentare di comprendere i motivi che probabilmente hanno spinto i nostri predecessori, gli astrologi babilonesi, a scegliere certi segni e non altri come luogo di esaltazioni per i pianeti. In particolare ci concentreremo sulla Luna, che la Morpurgo vuole esaltata nel segno dei Pesci. Perché gli antichi scelsero invece il Toro?
La Luna e le Pleiadi
A proposito dell’esaltazione tradizionale della Luna nel secondo segno zodiacale è interessante quanto emerso dagli studi di Rumen Kolev, autore di The Babylonian Astrolabe, che si è molto dedicato all’approfondimento delle fonti più antiche dell’astrologia, quelle miracolosamente riemerse verso la metà dell’800 dagli scavi archeologici presso le biblioteche dei sovrani Sennacherib e Assurbanipal, nell’antica città assira di Ninive, oggi Mosul, Iraq.
Lo studioso ha sottolineato come nella prima parte della costellazione del Toro si trovino le Pleiadi, un gruppetto di stelle famosissimo in quasi tutte le culture del globo. Le Pleiadi sono tra l’altro un motivo artistico abbastanza caratteristico – si trovano rappresentate in molti sigilli d’argilla babilonesi – e presso a questo gruppetto di sette stelle non è raro trovare anche il simbolo del primo falcetto della Luna, o Primo Crescente lunare. Ciò è molto significativo se pensiamo a quanto leggiamo nel capitolo sulle esaltazioni del Quadripartito di Tolomeo:
“La Luna, dopo essersi unita al Sole nel segno della di lui elevazione (esaltazione), compie la sua prima apparizione e continua ad accrescere la sua luce, quasi si elevasse, in Toro, che è il primo segno del suo proprio triangolo (triplicità). E tale segno ebbe dunque quale sua elevazione, mentre lo Scorpione, che ad esso è opposto, è il segno della sua depressione (caduta).”
Secoli dopo i Babilonesi, troviamo quindi in Tolomeo di nuovo l’immagine del Primo Crescente lunare nel Toro, qui esplicitamente connesso al concetto di esaltazione. In effeti Tolomeo, secondo quanto dichiara egli stesso nella sua opera in quattro libri, sintetizza e riporta in maniera ragionata ciò che gli antichi dissero a proposito della scienza del cielo.

Tornando però alle tavolette dei Babilonesi, sempre Kolev riporta un frammento del fondamentale trattato astronomico MUL.APIN in cui si parla dei segni cui prestare attenzione nel più importante giorno del calendario babilonese, che è il 1° Nisan. Questo giorno corrisponde al capodanno, che per molte antiche popolazioni coincide con il ritorno della primavera, o più precisamente con l’apparizione, nel cielo del tramonto, del primo sottile falcetto lunare successivo all’equinozio di primavera. Si tratta del giorno più sacro dell’anno per i Babilonesi, e tutti i presagi che avvengono in questa speciale giornata sono importantissimi per i successivi 12 mesi.
Nel celebre trattato astronomico, che risale più o meno al 1300 a.C., è scritto che se al 1° Nisan il Primo Crescente appare vicino alle Pleiadi allora l’anno sarà “normale”, ovvero formato da 12 mesi lunari e non 13, ciò che costituisce un ottimo presagio. Lo studioso bulgaro ritiene perciò che ciò che in seguito è stato tradotto con la dignità dell’esaltazione si fondi sulle posizioni ideali che gli astri dovrebbero avere nel giorno sacro del 1° Nisan per significare il presagio migliore per i tempi futuri.
Esaltazione come primizia
Quest’idea in qualche modo ben si può accordare con la visione che dell’esaltazione dà G. Bezza nel suo commento a Tolomeo: “Elevazione degli astri è quel luogo ove essi mostrano verso il mondo terreno le loro primizie ed essa sta al domicilio come l’oriente (Ascendente) al Culmine (Medio Cielo), come la prima apparizione al transito medio nell’epiciclo” (Commento al primo libro della Tetrabiblos di Claudio Tolemeo, ed. Nuovi Orizzonti 1992, p. 365). L’idea della primizia è molto pertinente se pensiamo al primo falcetto di Luna, così come alla primavera e al primo giorno del mese Nisan, quello della festa e degli auspici per l’anno nuovo.

Si può obiettare naturalmente che nello zodiaco siderale Babilonese, definito principalmente dalla collocazione della stella fissa regale Aldebaran a 15°00’ Toro, le Pleiadi non occupano il III grado di questo segno (2°00’-2°59’) ma piuttosto il V e VI. Anche se questa piccola differenza potrebbe non inficiare in ogni caso l’ipotesi di una connessione tra il luogo di massima esaltazione della Luna e l’asterismo delle Pleiadi, occorre credo anche tenere presente il carattere concreto, cioè legato all’effettiva osservazione a occhio nudo, dell’astronomia-astrologia degli antichi popoli mesopotamici: osservare il falcetto crescente di Luna nel III grado del Toro significa vederlo proprio accanto a questo speciale gruppo di stelle, nell’atto di raggiungerle, di protendersi verso di esse con le sue due corna, o se preferite accoglierle nella sua coppa.
Per chi volesse approfondire la teoria delle esaltazioni di R. Kolev segnalo questa videolezione reperibile caricata YouTube (in inglese):
Mentre a proposito delle Pleiadi vi rimando a questo mio precedente articolo https://www.iraccontidelcielo.com/2024/01/26/le-pleiadi-e-j-k-rowling/